25 maggio 2010

Proposta di riforma delle Circoscrizioni

mantenendo inalterato lo spazio democratico del Cittadino

Pubblico di seguito questa mia bozza riguardo la riforma delle Circoscrizioni cittadine. Devo ancora inserire una quantificazione dettagliata dei risparmi. Se qualcuno ha qualche idea è ben accetta.   

A riguardo analizziamo prima le proposte conosciute :

1) Chiusura di tutte le Circoscrizioni
E' un restringimento dello spazio democratico del cittadino, perché viene rimossa la possibilità di partecipare alla vita politica del quartiere di residenza e la comodità di poter usufruire dei servizi amministrativi vicino casa.

La chiusura della sola parte politica con il mantenimento della parte amministrativa è un restringimento minore dello spazio democratico del Cittadino, ma è comunque un restringimento, dato che i cittadini che oggi partecipano alle Commissioni o assistono ai Consigli non lo potranno più fare.

2) Diminuzione delle circoscrizioni da cinque a tre
Restringimento asimmetrico dello spazio democratico, perché con tre Circoscrizioni che occupano lo spazio delle cinque attuali alcuni cittadini per poter partecipare alla vita politica della Circoscrizione o per poter usufruire dei sevizi amministrativi si troveranno con la sede più lontana da casa.

L'ipotesi della chiusura della sola parte politica nelle due Circoscrizioni eccedenti, con il mantenimento in essere della sola parte amministrativa, comporta comunque un restringimento asimmetrico dello spazio democratico, riguardo quel cittadino che, avendo oggi la Circoscrizione vicino casa, partecipa attivamente alla vita politica, e che, quando questa sarà chiusa, si ritroverà con Consiglio e Commissioni più lontani rispetto adesso.

A mio sindacabile giudizio poi, è la presenza sul territorio a dare un senso alle Circoscrizioni, le tre zone ipotizzate sono troppo vaste per poter garantire una copertura che già stenta con le cinque attuali.

Detto quanto sopra, come risolvere il problema senza intaccare lo spazio democratico del cittadino?

Mediante una modifica strutturale delle Circoscrizioni politiche, mantenendo le cinque attuali e sostiutendo l'attuale organigramma politico con uno nuovo e più funzionale a garantire una osmosi fra Comune e territorio, di seguito articolato :
  • Soppressione del Presidente di Circoscrizione e accentramento di questa figura in quella del Sindaco e del suo vice, con unico compito di presiedere il Consiglio di Circoscrizione.
  • Soppressione dgli uffici al seguito del Presidente, e relativo accentramento presso un solo ufficio addetto alle problematiche delle Circoscrizioni presso il Comune.
  • Soppressione dei Consiglieri e sostituzione di queste figure politiche con quelle dei vice-assessori, tanti quanti gli Assessori della Giunta Comunale, da questi nominati ed a questi rispondenti.
  • Il Consiglio, convocato a cadenza mensile, presieduto dal Sindaco o dal suo vice, alla presenza dei vice-assessori avrebbe il compito di relazionare ai cittadini lo stato di avanzamento dei problemi da questi sollevati. Detto consiglio sarebbe quindi una forma di controllo democratico da parte dei cittadini. La presenza del Sindaco o del suo vice, darebbe prestigio a questo organo e ne favorirebbe la partecipazione popolare, portando di riflesso ad una espansione dello spazio democratico del cittadino.
  • Le Commissioni, convocate a cadenza mensile, con competenza relativa all'Assessore di riferimento, presiedute dai vice-assessori, alle quali partecipano i cittadini in qualità di membri esterni, avrebbero il compito di istruire gli Assessori stessi riguardo le problematiche e le proposte sollevate dai cittadini.
Questo organigramma permetterebbe un maggiore potere democratico per i cittadini, in quanto questi avrebbero :
  • Potere propositivo durante le Commissioni.
  • Potere di controllo in Consiglio.

In questa proposta il solo vuoto sopportato dai cittadini sarebbe il rinunciare alla elezione diretta dei Consiglieri. Vale comunque la pena sottolineare che la nomina degli Assessori e sì decisa dal Sindaco, in osservanza però dei risultati elettorali della coalizione. Inoltre un collegamento diretto fra gli Assessori e la Circoscrizione accellererebbe i tempi riguardo la soluzione di quanto sollevato nelle Commissioni, risolvendo quello che è il vero tallone d'Achille delle Circoscrizioni attuali.

Sempre in osservanza di questo principio di funzionalità organica rispetto all'impianto già in essere in Comune ho scelto gli Assessori al posto dei Consiglieri Comunali.

Il risparmio
A fronte del mantenimento pressochè inalterato dello spazio democratico del cittadino, avremmo minori costi dovuti a:
  • Abolizione del suffragio diretto.
  • Abolizione della figura del Presidente di Circoscrizione.
  • Risparmio sugli uffici al seguito del presidente, che accentrati diverrebbero uno da cinque.
  • Risparmio dato dal minor numero dei vice-assessori rispetto agli attuali Consiglieri (la Giunta Comunale conta undici Assessori, quindi sarebbero undici vice-assessore al posto dei venti Consiglieri di Circoscrizione).
  • Risparmio sui gettoni dei consiglieri.

Andrea Petrocchi

24 maggio 2010

Politica 2.0: Come trovare su internet quello che non ti dicono giornali e TV

Pubblico di seguito il testo del mio intervento durante l'incontro del 21 maggio :

Inizierei questo incontro parlando della informazione in generale. L'ART 21 comma 2° della Costituzione della Repubblica Italiana dice: La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. L'informazione è quindi ritenuta un diritto fondamentale di ogni cittadino.

Perché l'informazione è così importante? perché un cittadino correttamente informato vota in modo consapevole, ed il voto consapevole porta alla democrazia.

In Italia, dove i cittadini sono abituati ad attingere alla informazione tramite la stampa scandalistica e dove il digital divide, ovvero la differenza fra chi sa usare il computer e chi no è più ampio rispetto agli altri stati europei, la mancanza di informazione ci ha portati ad un corto circuito democratico, la gente va a votare disinformata.

Possiamo noi risolvere questo problema? La risposta è si, ma dobbiamo modificare le nostre abitudini riguardo l'accesso alla informazione.

Iniziamo ad approfondire l'argomento di questo incontro, facciamolo partendo dal titolo, che è anticipato dalle parole “Politica 2.0”, che cosa vuole dire?

Facciamo un esempio pratico: tutti conoscono Internet Explorer, quando nel 1995 è uscita la sua prima versione si chiamava Internet Explorer 1.0, da quel giorno gli sviluppatori hanno fatto molti aggiornamenti, alcuni piccoli altri più grandi.

Quando hanno fatto degli aggiornamenti piccoli, per distinguere la versione nuova dalla vecchia hanno rinominato il programma aumentando di una unità la cifra dopo il puntino, così che Internet Explorer 1.0 è diventato Internet Explorer 1.1, poi  Internet Explorer 1.2,  1.3 e così via.

Ogni tanto Internet Explorer è stato aggiornato in maniera più radicale, quando è successo, per distinguerlo dalla versione precedente è stato rinominato aumentando di una unità il numero prima del puntino, passando quindi da Internet Explorer 1.qulacosa  a Internet Expolorer 2.0.

Tutto questo per introdurvi la nozione di politica 2.0, che non è altro che un modo di dire per identificare un nuovo nuovo modo di fare politica e per distinguerlo in maniera netta dalla politica degli Apparati.

E' un termine che come abbiamo visto si richiama ai computer e ad internet, non è un caso. Negli ultimi anni internet ha conosciuto alcune novità importanti, novità sociali che descriveremo in seguito, che hanno rivoluzionato il mondo intero dal punto di vista sociale e politico. E' una rivoluzione così netta che si dice che internet grazie a queste novità si sia evoluto da web 1.0 a web 2.0. La politica 2.0 utilizza queste novità.

Vi sembra roba da internauti, qualcosa di futuribile? per dirvi quanto sia attuale questo tema sappiate che negli Stati Uniti l'editore del New York Times prevede di smettere di stampare il giornale cartaceo e di andare avanti con la sola versione online entro il 2012.

Approfondiamo ulteriormente il tema di questo incontro, e facciamo un raffronto fra l'informazione prodotta dalla TV e dai giornali con quella prodotta da internet, poi vedremo un esempio pratico.

Domandiamoci: la TV ed i giornali fanno informazione? Come? Su questi media le informazioni sono filtrate dagli editori, il cittadino vede o legge quello che loro scelgono di pubblicare.

Questi editori potrebbero anche fare informazione, e magari in altre parti del mondo la fanno anche, ma da noi mancano aziende ad azionariato diffuso, la proprietà rimane in mano a editori, pochi e per giunta politicizzati.

Molti fatti scomodi sia per la sinistra che per la destra rimangono nei cassetti o vengono distorti, da qui si dice che l'informazione offerta dai media tradizionali sia asimmetrica.

Alcuni esempi:
Questi fatti avrebbero influenzato l'opinione pubblica e che invece sono stati taciuti.

Quando non puoi informare allora fai intrattenimento, o è bianco o è nero, non ci sono vie di mezzo. I media tradizionali in Italia fanno quindi intrattenimento.

Internet non è di per se sinonimo di informazione libera, se una persona attinge alla informazione dai siti online delle testate giornalistiche o sulle home page dei vari msn o tiscali per fare un esempio, poco cambia rispetto al modo di produrre informazione propinato dai vecchi media, perché il tutto è gestito all'antica, con editori che dicono ai capi redazione i fatti da pubblicare.

L'informazione è sui blog.

Cosa è un blog?
Il termine sta per "diario in rete", è un luogo virtuale dove persone lontane fisicamente ma vicine ideologiacamente possono stare insieme, condividere pensieri, esprimere liberamente la propria opinione.

Esistono vari tipi di blog, quelli che a noi interessano sono i blog di attualità, usati da molti giornalisti per dare voce alle proprie opinioni su argomenti di attualità o su fatti di cronaca, fatti che non trovano spazio sui giornali (è un sunto della definizione di blog di Wikipedia).

Sono molto conosciuti anche i blog politici, dove il politico tenta di interfacciarsi con i cittadini (ne ha uno anche il nostro sindaco).

Sui blog l'informazione è libera, democratica e simmetrica, perché?

  • Libera perchè non ci sono editori e capi redazione che tracciano linee politiche. I blog sono personali e la decisione del se pubblicare o meno un articolo è in mano al giornalista, o allo scrittore, o al politico e solo a lui, perché il blog è suo personale. Questa libertà data dalla mancanza del guinzaglio degli editori fa si che le informazioni cassettate o manipolate dai vecchi media possano riaffiorare su internet.
  • Democratica perchè c'è una interazione fra chi pubblica l'articolo e chi lo legge. Ciascun  lettore può rispondere e dire a chi ha pubblicato l'articolo se è d'accordo o meno. Questa risposta appare materialmente sotto l'articolo, continuandolo organicamente. Questo divenire leggibile fa si che anche il commento sia sottoposto alla eventuale condivisione degli altri lettori.
  • Simmetrica perchè la libertà di informazione crea competizione, i lettori seguono soltanto i blog che pubblicano fatti nella loro interezza, i blog che filtrano le notizie alla vecchia maniera non sono utili e quindi non li segue nessuno.
Gli esempi che facevo prima, li ho trovati tutti sui blog e non sui media tradizionali, molti non sono opinabili perché sono dei filmati.

I blog sono democratici anche dal punto di vista di chi pubblica i contenuti. Chiunque lo può fare, basta iscriversi ad un sito specializzato, ad esempio Blogger, e dopo 5 minuti si è in grado di avere un blog personale. Inoltre, cosa che ha senza dubbio facilitato il progressivo prosperare dei blog, il tutto è gratis, basta avere un computer e l'accesso ad internet.

internet dunque è informazione.

Sui blog non si trovano soltanto articoli scritti, sempre più spesso troviamo filmati, si sta passando dalla forma scritta ai video, questo rende più friubile l'accesso alla informazione da parte dei lettori.

Siamo giunti così alla ultima parte dell'incontro, la domanda è:

Come raggiungere questa informazione? come trovare i blog di nostro interesse dispersi nell'oceano di internet? 

Trovare un blog è semplicissimo, basta andare su un motore di ricerca tipo Google o simili, poi digitare il nome del giornalista preferito e vedere se ha un suo blog, lo hanno quasi tutti.

Da qui le strade sono due, o si mette il blog scelto fra i preferiti, ma in questo caso non veniamo avvertiti quando il blog pubblica un nuovo articolo, oppure si utilizza un aggregatore di notizie, che risolve questo inconveniente.

vediamolo in dettaglio.

Grazie agli aggregatori oggi possiamo leggere gli articoli pubblicati dai vari blog come se si stesse leggendo un normale giornale di carta.

Ma cosa è un aggregatore di notizie? è un programma gratuito, lo si può scaricare sul compiuter o lo si può sottoscrivere su internet, tipo la posta elettronica di Tiscali o di Hotmail.

Cosa fa un aggregatore di notizie? raccoglie gli articoli pubblicati dai vari blog sparsi su internet, li rende esteticamente uniformi e li dispone in fila in una unica schermata, creando così uno spazio di consultazione unico, in un notiziario personale, dove articoli appartenenti a blog diversi appaiono leggibili impaginati come su di un giornale.

Come si fa a dire all'aggregatore quali blog seguire? basta copiare nell'aggregatore l'indirizzo internet del blog, oppure cercare sulla pagina un rettangolino arancione con su scritto RSS e premerlo. Da quel momento l'aggregatore si collega regolarmente al blog scelto. Ogni volta che uno dei blog scelti pubblica un nuovo articolo, l'aggregatore ce lo mostra nella sua schermata.

L'innovazione è notevole perché mentre prima era il lettore a dover vedere se c'erano nuovi articoli sui blog, ora sono i nuovi articoli che vengono da noi, non c'è più bisogno di fare un lavoro dispersivo andandoli a cercare tutte le volte per i vari blog, ci pensa lui

Quindi: giornalisti liberi più aggregatori di notizie uguale informazione simmetrica. Vi lascio alcuni nomi, Oliviero Beha, Alessandro Gilioli, Gad Lerner, Gianni Minà, jacopo Fo, Paolo Barnard, Massimo Fini e molti altri.

Concludo, il problema secondo me è lo spazio democratico che si restringe, intendendo per spazio democratico lo spazio fruibile senza restrizioni da qualsiasi cittadino. Quando mettono un parcheggio a pagamento dove prima era libero, quando i pediatri smettono di venire a visitare il bimbo a casa, quando devi pagare il ticket all'ospedale e la volta prima era gratis, la scuola pubblica dissanguata, il precariato, quelli sono spazi liberi persi, sono sconfitte sociali. Tramite internet abbiamo la possibilità di riconquistare praterie di spazio democratico, perchè internet ci da a tutti l'occasione unica di informarci e di organizzare.

Grazie a tutti.


QUI trovate l'iter organizzativo dell'incontro

18 maggio 2010

Incontro:"Politica 2.0: Come trovare su internet quello che non ti dicono giornali e tv"

Pubblico il volantino ed il comunicato stampa relativo all'incontro organizzato QUI



COMUNICATO STAMPA
- - - - - - - - - - - - - - - - - -

La Commissione Informazione della Circoscrizione 3 di Livorno comunica che il giorno martedì 18 maggio 2010 alle ore 12:00 nei locali della Circoscrizione 3 di Via corsica, 27 si terrà la conferenza stampa in merito all'incontro :

"POLITICA 2.0: COME TROVARE SU INTERNET QUELLO CHE NON TI DICONO GIORNALI E TV"

L'iniziativa avrà luogo il giorno venerdì 21 maggio alle ore 21:00 presso la sala conferenze della Circoscrizione 3, in via Corsica, 27.

Segue breve descrizione dei temi trattati dall'incontro :

Quanto è importante l'informazione? la tv ed i giornali in Italia fanno informazione? come? e nel resto del mondo? è possibile accedere ad una informazione libera, democratica e simmetrica tramite internet? quale è il modo migliore di accedere alla informazione utilizzando il computer? A queste domande cercheremo una risposta. Seguirà la proiezione di un cortometraggio in prima visione .
- - - - - - - - - - - - - - - - - -

14 aprile 2010

Il voto consapevole

Il voto è il fondamento dello Stato democratico, perché tramite questo i cittadini si riappropriano del potere delegato alla classe politica durante la legislatura. Chi va a votare deve essere in grado di giudicare consapevolmente le scelte fatte dalla classe politica. Nei paesi del nord Europa, dove lo Stato democratico funziona correttamente, l'istruzione, la giustizia ed una informazione simmetrica consentono al cittadino di andare a votare dotato di un'opinione consapevole. Per nostra grandissima sfortuna, in alcuni Stati, per i quali si dice che la democrazia sia ancora giovane, l'importanza dell'esercizio del voto non si è ancora ben capita. Quando si va a votare infischiandosene dei fatti, confermando la fiducia al partito di sempre, anche se questo opera una condotta politica sbagliata, si attua una rinuncia democratica. I motivi a monte di questa rinuncia vanno cercati laddove lo stato arranca, nella scarsa alfabetizzazione democratica degli insegnamenti scolastici, nella bassa coesione sociale, nell'alto tasso di clientelismo politico, nei retroterra millenari di usi e costumi anti-democratici, negli antagonismi fra Stato e religione, o peggio, come accade qui da noi, nei media, che inoculano paure ed incitano faziosità tramite televisione e stampa scandalistica. Viene così meno il giudizio, inutili le cronache politiche, vacui i programmi di governo. La classe politica non sente il morso della briglia e si libra sopra la sua base, scollandosi dalla realtà vissuta quotidianamente dal cittadino, cessando di condividerne le necessità, divenendo casta, oligarchia. Per questi luoghi, dove lo spazio democratico fa fatica ad espandersi o addirittura si contrae, o si eliminando lo cause che impediscono lo sviluppo della democrazia, oppure, dove questo non è possibile e finché non lo diviene, va ristretto l'accesso al voto alle sole persone consapevolmente informate.


Andrea Petrocchi


quale e' la tua opinione su questo argomento?
condivido al 100%
sono favorevole in linea di massima
ho alcune riserve in merito
sono contrario !
non e' di sinistra
 
  


17 febbraio 2010

Cos'è la destra cos'è la sinistra

Ad oggi la politica italiana, come tutti sappiamo, è rappresentata da due coalizioni, quella di centro sinistra e quella di centro destra, maggioranza ed opposizione. Sterilizzando da opportunismi tipo voto di scambio o di favore, cosa spinge il cittadino italiano d'oggi, quello medio, anche per età, a votare a sinistra piuttosto che a destra? Troppe volte, secondo me, la spinta proviene da ideologismi passati, "mai con i fascisti" o "mai con i comunisti", intendendo per comunista tutto il centro sinistra e per fascista tutto il centro destra. Fra le varie, il PD è in gran parte un partito cattolico di centro, mentre il nostro primo ministro, di centro destra, è in realtà un socialista (il partito socialista non si è mai sciolto davvero, la sua corrente craxiana oggi è nota con il nome di Forza Italia). Per chi non sa vivere nel nichilismo generato dal tramonto delle ideologie dei blocchi, votare PD in quanto ex comunista o non votarlo in quanto ex democristiano è come utilizzare la classica coperta di Linus. Questo comportamento è assolutamente sbagliato, perché questi voti mancanti da parte di individui comunque ideologicamente affini, danneggiano chi oggi intende dare apporto al miglioramento sociale del Paese. Questi dinosauri etici vengono scongelati dagli Apparati prevalentemente in occasione di date elettorali tramite teatrini mediatici ad hoc, creati per mantenere alto questo inattuale senso di appartenenza. Cosa in realtà dovrebbe spingere l'elettore a scegliere l'uno o l'altro schieramento? La risposta secondo me è la sua affinità etica con l'uno o con l'altro riguardo la gestione della cosa pubblica. In linea di massima dovrebbe scegliere quello che dei due gli è più vicino riguardo cose tipo ambiente, contratti a termine, fede, dico, ruolo della donna, guerre, servizi pubblici, droga, prostituzione, accanimento terapeutico e simili. Il problema è che oggi ciascun schieramento più che all'etica mira al marketing e non vedo grosse differenze ideologiche, ansi, in ciascuno osservo a riguardo comportamenti cerchiobottistici. La domanda del cittadino, quando c'è, non viene evasa. E' vero che le ideologie camminano sulle gambe degli uomini, ma comunque, esse esistono a monte di questi, e, prima di essere riportate alla conoscenza, esse giacciono sotto forma di concetti aurei. Secondo me è pure facile, in riferimento ai due suddetti macro gruppi, individuare i relativi principi ispiratori. Se qualcuno accanto a te cade a terra e tu lo aiuti a rimettersi in piedi sei di sinistra. Se invece passi oltre sei di destra. Se la massa è ignorante e secondo te la colpa non è della massa stessa ma di chi non è stato capace di aiutare la sua istruzione (famiglia e stato, fifty-fifty) sei di sinistra. Se la colpa è della massa, perché è stata indolente e non si è impegnata nella propria istruzione, sei di destra.


Andrea Petrocchi


quale e' la tua opinione su questo argomento?
condivido al 100%
sono favorevole in linea di massima
ho alcune riserve in merito
sono contrario !
non e' di sinistra
 
  


13 febbraio 2010

Sono le obbligazioni !

Come mai la politica italiana quando commenta un tema di politica estera, si appiattisce sempre sulla stessa linea a prescindere dalla notizia? E' statisticamente possibile che il torto sia da decenni dalla stessa parte? Se per esempio accade un fatto in medio oriente oppure in Cecenia, perché hanno comunque sempre torto i palestinesi e i ceceni? Il perché è il nostro debito pubblico. Cosa commenta un qualsiasi ministro delle finanze statunitense, russo o israeliano quando gli viene dato il rendimento delle nostre obbligazioni? Secondo me dice "Ok, e poi che mi date?" Se per caso iniziassimo a dare ragione a Cuba quando sostiene che il contratto di locazione della base di Guantanamo non è valido ai sensi del diritto internazionale avremmo poi dei problemi a piazzare le prossime trenches delle nostre obbligazioni agli americani? E se il nostro ministro degli esteri si mettesse di traverso con i russi riguardo la questione cecena? ai russi interesserebbero ancora i nostri BTP? In caso contrario a chi li piazzeremmo? Ai ceceni poveracci?? Il nostro debito pubblico ci rende sudditi di chi ha i dollari per finanziarlo, costringendoci a piegare, distorcendola, la lente dei nostri rapporti internazionali. L'ottica è quella di uno stato sovrano, l'Italia, che non può considerarsi tale dal momento che la sua sussistenza è messa in discussione a seconda dei servizi offerti agli stati esteri. Sarei comunque grato a quel politico che, affrontando questi argomenti, invece di perpretare comportamenti ipocriti dicesse "ok ragazzi, hanno ragione gli altri, ma ci tocca stare zitti altrimenti lo Stato fallisce".


Andrea Petrocchi


quale e' la tua opinione su questo argomento?
condivido al 100%
sono favorevole in linea di massima
ho alcune riserve in merito
sono contrario !
non e' di sinistra
 
  


10 febbraio 2010

Una strada per nessun posto

Un congresso ricco di proposte, ma povero nella sostanza. Torno da Roma, dove il 5 6 e 7 di questo mese ho assistito, in qualità di delegato, al primo congresso nazionale del mio partito. Approvazione delle mozioni per acclamazione, il livello democratico me lo aspettavo più elevato, sarebbe stato molto meglio trovare qualcosa di più aritmetico. Ho assistito alla investitura di De Luca con amarezza, secondo me non è così che doveva comportarsi un partito come l'IDV, ho inoltre il sospetto che De Luca si fosse portato la claque da Caserta. Che dire poi delle mozioni di Donadi e Pardi, la prima sulla militanza all'interno del partito per un periodo di almeno un anno prima di accedere ad incarichi elettivi o dirigenziali, la seconda sul divieto, fra le altre cose, di dare incarichi a parenti dei dirigenti. Secondo me erano la via aurea per uno sviluppo davvero democratico del Partito, sono state rispedite al mittente la prima e riproposta dal boss in salsa edulcorata la seconda. Tristissimo vedere Pardi, un padre del movimento dei girotondi, al quale per altro mi sento di appartenere, costretto a girare domenica per la sala con una risma di fogli A4 per riuscire a pubblicizzare la sua mozione. Lo ringrazio, è stato l'unico modo per leggerla. Inguardabile Barbato, che domenica giustifica la sua rinuncia a correre per la carica di presidente, prima dicendosi democraticamente sazio del bel risultato dei giovani (ha vinto un outsider), poi rivelando, in aperta antitesi con l'affermazione precedente, che lui non ha la tessera e che la sua mozione non aveva i numeri e non doveva essere accettata. Magra figura, mi auguro che all'interno del Partito si sia in grado di trovare qualcosa di più guardabile. Sono amareggiato, parto come dipietrista e torno come agnostico. Il partito è lasciato in mano all'Apparato, come da altre parti. Non c'è ancora la maturità democratica per un congresso, e se la dirigenza non si affretterà ad operare in questa direzione, non ne servirà un altro. Chiudo segnalando alcuni segni democratici degni di nota, De Magistris che lascia la sala all'ingresso di De Luca, la standing ovation per Vendola (che però viene annullata da quella per De Luca, popolo bove) e l'elezione dei giovani, si eleggeva il coordinatore nazionale, con tanto di urna e schede, bravi.


Andrea Petrocchi


quale e' la tua opinione su questo argomento?
condivido al 100%
sono favorevole in linea di massima
ho alcune riserve in merito
sono contrario !
non e' di sinistra
 
  


1 febbraio 2010

AAA sessantottino cercasi

Quaranta anni fa erano studenti e tiravano le molotov, oggi sono quasi tutti spariti, sessantottini guevaristi oggi se ne stanno andando in pensione, vivacchiando assorbiti nella borghesia, fra la fila dal panettiere e Balen alla tele, apatici e vuoti, ridotti alla emulazione. Hanno digerito di tutto: dalle stragi di stato alla Milano da bere, mani pulite e le torri gemelle, ma non sono più scesi in cantina ad aprire quello scatolone, a tirate fuori il vecchio eskimo. Ripensano mai a quei tempi? Chi hanno votato in tutti questi anni? Chi sono oggi? E quando scarrellando i canali si imbattono nel faccione di Berlusconi, cosa vedono realmente? Il sistema che hanno combattuto? Se stessi? Accidenti a quella vecchia sinapsi atrofizzata, che dovrebbe collegare la vista all'intestino. Accidenti a questa atavica paura di morire che spinge a destra con gli anni. Atrofizzati! È colpa vostra!! siate stati voi a non aver combattuto abbastanza. Aveva davvero ragione Pasolini? Eravate voi tutti figli di papà? Eravate i ricchi? Era di moda?? Vi siete stancati? Poi vi è venuto a noia? Chi siete oggi? Votate? Per chi? Per i vostri ideali o per il portafogli? Quella nausea nel vedere gli opearai costretti a difendere il diritto al lavoro sui tetti delle fabbriche, come l'avete esorcizzata? Quella amarezza nell'assistere impotenti allo scempio della nostra Costituzione, alla eclissi dello stato di diritto, come fate a girarvi dall'altra parte? Come potete, proprio voi, vedere senza guardare. Il diritto alla equa istruzione, alla salute, al lavoro, alla pensione, ai servizi, sono ideali per cui avete combattuto allora e per i quali è un dovere ricominciare a lottare oggi, se il vostro io percepisce ancora il vostro no, allora spengete la tele, togliete le pile al telecomando e scendete in cantina.


Andrea Petrocchi


quale e' la tua opinione su questo argomento?
condivido al 100%
sono favorevole in linea di massima
ho alcune riserve in merito
sono contrario !
non e' di sinistra
 
  


16 gennaio 2010

Il sistema peggiore, fatta eccezione di tutti gli altri

Tempo fa leggevo un articolo su William McChesney Martin, governatore della Banca Centrale americana fra il 1951 ed il 1970. Sono rimasto colpito da una frase a lui attribuita: Il consumismo è il sistema peggiore fra quelli a nostra disposizione, fatta eccezione per tutti gli altri. Ho riflettuto a lungo sul significato di questa frase, non trovando una spiegazione "ufficiale", mi sono fatto una mia versione personale, che qui ripercorro, e che, partendo da fuori contesto, mi porta alla fine a concordare, tristemente, col governatore.

Perché è il peggior sistema
Il sistema capitalistico consumistico si basa sul cercare di convincerci che è possibile poter rimediare al nostro vuoto interiore investendo parte dei nostri averi (o peggio rinunciando a parte degli stipendi futuri) acquistando un bene non necessario.

I vuoti interiori, causa ed effetti
Competizioni, paura dell'altro, sfilacciamento dei rapporti familiari, malesseri sociali, standardizzazione della vita, il sistema capitalistico consumistico ci ingabbia e ci rende vuoti ed isolati, ed i nostri comportamenti spesso sfumano in depressioni ed alla rinuncia della percezione di noi stessi. In questo vuoto, entra prepotentemente il consumismo, che dal pulpito dei media tuona a chi è disperatamente alla ricerca di una via di uscita, che questa via esiste ed è una sola, non cercare l'altro, ma comprare. Il cittadino viene istituzionalizzato e diventa un consumatore.

Il Consumismo
Abbiamo quindi una causa che genera un effetto, e questo vuoto da riempire, viene consigliato di riempirlo non cercando la società, l'altro, ma piuttosto perpetrando l'isolamento comprando beni non necessari, giocattoli per adulti, non indispensabili alla nostra sussistenza. Non è acqua, non è pane, non è un vestito per coprirci dal freddo o un posto sicuro. E' un accessorio, un utensile, uno specchietto simile a quello che noi europei usavamo per pagare l'oro dei nativi americani mezzo millennio fa. Il bersaglio al quale mira il sistema capitalistico consumistico è il cercare di attribuire a questo bene un potere che in realtà non ha, ma come riuscire a convincere tanta gente di questa menzogna? Con una promessa: compralo, e la tua immagine sociale apparirà migliore, guarda come sono felici questi "proto vicini di casa" della pubblicità che lo hanno comprato, anche tu diventerai felice come loro.

Il costo dell'apparire
Dopo l'acquisto il consumatore viene lasciato a tu per tu con il suo giocattolo. La gioia è temporanea. Poi, proprio perché alla fine si tratta di un bene inutile, questo godimento sfuma, quando all'eccitazione dell'acquisto si sostituisce l'abitudine, ed il vuoto di prima ritorna, spesso accompagnato dalle rate da pagare. Alla inutilità di questo gesto si aggiunge la sua potenziale dannosità, quando il bene non necessario viene aquistato a spese del miglioramento del benessere sociale.

Il bene inutile, il riverbero della offerta
Per descrivere meglio che cosa sia il bene non necessario faccio un esempio: le automobili. Molte marche differenti offrono più modelli, ogni modello ha molti allestimenti differenti. Ogni modello infine viene rimpiazzato ogni due anni circa da una nuova versione dello stesso. Questo differenziare con mille sfaccettature un mezzo che preso in ogni sua declinazione ha comunque lo stesso fine, portarci dal punto A al punto B, lo rende doppiamente appetibile, perché utile e perché di nostro gusto. Quanto detto sulle automobili è replicabile all'infinito per ogni bene non necessario presente sul pianeta.

Ma un'altra economia è possibile?
Mi invento un immaginario sistema alternativo a quello capitalistico consumistico, niente a che vedere con il comunismo, caratterizzato, uso il precedente esempio automobilistico, da una sola azienda che produce un solo modello che non verrà mai rinnovato. Tutti gli acquirenti guidano macchine uguali e non ci sono nuovi modelli in arrivo. Gli acquirenti istituzionalizzati non esisterebbero, perché l'automobile in questo caso è spogliata della sua veste commerciale, rimanendo un veicolo per spostarsi più rapidamente che a piedi. La conseguenza della adozione di questo sistema sarebbe da un lato un rallentamento delle vendite di autovetture, legato al fatto che i possessori delle automobili valuterebbero l'acquisto della nuova autovettura solo dopo molti anni in seguito al decadimento strutturale della propria macchina.

Il male peggiore, tranne tutti gli altri
Ma cosa ben peggiore questo sistema avrebbe come conseguenza una massiccia sovrabbondanza di manodopera, perché una sola fabbrica al posto delle molte di adesso, che produce un solo modello, e che vende meno auto a causa del mancato rinnovo delle vetture a fini consumistici, ha bisogno di una sola linea di produzione. Il riverberare l'offerta del bene non necessario porta l'azienda a costruire molti più beni non necessari, mentre molti modelli di autovetture significa altrettante linee di produzione. Il raddoppio dei lavoratori impiegati al raddoppiare delle linee utilizzate porta indubbiamente ad una maggiore occupazione, e quindi paradossalmente ad un migliore benessere sociale. La rimozione del sistema capitalistico consumistico andrebbe quindi contro i lavoratori, perché sarebbe causa di una enorme sovraccapacità di impiego, seguita da un effetto domino tale da riportarci tutti quanti dritti all'età del medio evo.

Conclusione
Il sistema capitalistico consumistico, assoggettando al consumismo la fascia influenzabile della popolazione, è come una madre che per sopravvivere si nutre dei suoi stessi figli. Il sacrificio di questi individui consiste in una vita intera centrata sulle esteriorità e sui sacrifici necessari per ottenerla. In Italia la fame è stata debellata da tempo, perchè allora si continua a rubare, a rapinare e ad uccidere? L'indottrinamento alla fede capitalistico consumistica, anche se si manifesta in modo quasi coercitivo tramite i media, fortunatamente è ancora una scelta libera. Nessuno obbliga chi non vuole essere istituzionalizzato, costui può comunque rimanere comodamente seduto all'interno di un sistema che altrimenti, fosse per lui, non potrebbe stare in piedi. Lasciamoli comprare quindi, sono loro che tengono a galla tutti quanti.


Andrea Petrocchi

quale e' la tua opinione su questo argomento?
condivido al 100%
sono favorevole in linea di massima
ho alcune riserve in merito
sono contrario !
non e' di sinistra